domenica 15 dicembre 2019

Territori futuri: evoluzioni, progetti e politiche a cavallo tra Milano e le aree interne dell’Oltrepò pavese


Nell’ambito del ciclo di incontri Territori futuri - organizzato da Fondazione per lo Sviluppo dell'Oltrepo Pavese grazie al progetto Oltrepò BioDiverso cofinanziato da Fondazione Cariplo - si è svolto sabato 14 dicembre a Golferenzo (Pavia) il seminario Metropoli e Oltre(po).
Sessanta tra esperti di sviluppo locale, policy maker, docenti, ricercatori, amministratori, imprenditori, finanziatori e abitanti si sono interrogati e confrontati sui rapporti tra Milano “città-stato” e la grande regione milanese (in particolare le aree interne dell’Oltrepò); hanno evidenziato le evoluzioni delle relazioni metro-montane di fronte alle sfide dei cambiamenti demografici, economici-finanziari e climatico-ambientali; hanno prefigurato le politiche pubbliche da introdurre e sviluppare per contrastare le disuguaglianze territoriali.

Claudio Scabini, sindaco del piccolo borgo oltrepadano, ha accolto i partecipanti nella splendida cornice del vecchio Palazzo Belcredi-Belloni, recentemente ristrutturato e oggi sede del community hub di Golferenzo, un “luogo che vuole diventare centro di incontro, di riflessione e di promozione di tutto il territorio circostante”. Erano con lui Riccardo Fiamberti, presidente della Fondazione per lo Sviluppo dell'Oltrepo Pavese, che ha focalizzato il lavoro svolto da Oltrepò (Bio)diverso per “mettere in luce l’eccezionale biodiverstià dell’Oltrepò Pavese”; Giovanni Palli, presidente della Comunità Montana Oltrepò Pavese, che ha sottolineato l’importanza della sinergia e della coesione tra tutti gli attori dello sviluppo locale; Elena Jachia, direttore area ambiente di Fondazione Cariplo, che ha evidenziato l’importanza di investire oltre che sulle infrastrutture materiali anche sulle “infrastrutture leggere, le reti tra le persone e le organizzazioni”.

Filippo Barbera (Università di Torino e Collegio Carlo Alberto) ha introdotto, moderato e curato la densa mattinata.

Prima Parte | Milano tra “città stato” e territori interni
Gabriele Pasqui (Politecnico di Milano) ha sottolineato come le dinamiche di Milano e del territorio lombardo siano sempre state intrecciate (G. Consonni; G. Tonon), che oggi assistiamo a una inversione di rotta (The Guardian) e che è importante invece costruire una nuova relazione puntando su quelli che Arturo Lanzani chiama i “protagonistidella risalita”. Secondo Pasqui Milano oggi è tante realtà diverse: il piccolo centro che attrae la metà degli investimenti immobiliari esteri in Italia; la periferia; la grande regione urbana che comprende Piacenza, Novara, Lugano e il territorio compreso tra queste città; l’ampia area geografica che lo connette a Torino e Venezia; e poi c’è Milano nella rete mondiale. Tante Milano slegate, che occorre connettere, come è avvenuto in passato. Secondo Pasqui sono quattro gli ingredienti da valorizzare per ricostruire questi legami, in particolare quelli tra Milano e le sue aree interne: le persone (favorendo cittadini e stranieri che venendo dalla città possono ri-abitare l’appennino di Lombardia per scelta di vita e per lavoro); i luoghi (valorizzando immobili rigenerati - come a Golferenzo - e puntando su paesaggio, patrimonio, biodiversità); le economie (sostenendo nuove economie turistiche, nuove filiere produttive e un grande investimento politico nella cura del territorio); le reti (tra le persone e le organizzazioni). Come con il progetto Oltrepò BioDiverso si sta provando a fare.
Come miscelare questi ingredienti e ottenere dei risultati? Secondo Pasqui, coniugando innovazione e coesione; promuovendo gli attori locali ma con risorse pubbliche e private che vengono da fuori; alimentando le capacità imprenditoriali e di progettazione.
Paolo Perulli, (Università del Piemonte Orientale) ha focalizzato il processo di urbanizzazione planetaria” in corso: “tutto il mondo sarà urbano, nel senso che l’urbano comanderà tutto, a meno che non interveniamo invertendo la rotta”. Milano è oggi una grande metropoli compresa tra Lugano, Piacenza, Novara. Genova è il porto di Milano. L’area compresa tra Milano, Pavia e Piacenza è il distretto logistico di Milano, progettato dal mercato, nella totale assenza di visione e pianificazione pubblica. Come cambiare? Secondo Perulli non è sufficiente la manutenzione, ma occorre (ri)pianificare, mettendo in campo ingenti risorse.

Seconda parte | Clima, ambiente, energia: opportunità e sfide per le terre alte
Luca Mercalli (Società Metereologica Italiana) ha messo al centro con forza la questione del cambiamento climatico irreversibile in corso (una catastrofe ambientale), dipingendo una situazione tanto allarmante quanto sottovaluta, sia nel dibattito pubblico quotidiano, sia dai decisori. Secondo Mercalli siamo anche prossimi a una grande crisi finanziaria e nel 2050 ci sarà il collasso. In uno scenario nel quale la pianura padana avrà un clima simile a quello del Pakistan (a Milano, d’estate, si arriverà ai 55 gradi e lo scenario agricolo complessivo della regione muterà profondamente) e la zona del delta del Po verrà sommersa dal mare, la montagna diventerà un rifugio. Per questo occorre attrezzarsi ad accogliere persone anche in Oltrepò (un’ora da Milano), programmando sin d’ora, recuperando il costruito, investendo in riqualificazioni ecocompatibili, creando le condizioni per le quali si possa telelavorare (viaggiando meno).

Terza parte | Il progetto Oltrepò BioDiverso
In Oltrepò pavese, il progetto Oltrepò BioDiverso, finanziato AttivAree (il programma intersettoriale di Fondazione Cariplo che sostiene il rilancio della aree interne) sta lavorando per costruire risposte alle sfide poste dai complessi cambiamenti in corso.
Silvia Pilutti (Prospettive) ha tessuto i fili di una serie di interventi che hanno delineato alcune delle piste di lavoro di Oltrepò BioDiverso: Gabriele Sguazzini (Consorzio Agro Silvo Pastorale Reganzo) ha presentato il lavoro realizzato con la tecnologia lidar per la conoscenza della risorsa forestale (il bosco “è una fabbrica dismessa che un tempo generava economie e che è da recuperare”); Alberto Vercesi (Università di Piacenza) ha prefigurato la possibilità di impiantare vigneti a quote più elevate, complice l’innalzamento delle temperature in corso; Mauro Mariotti (Università di Genova) ha evidenziato come il paesaggio e la natura siano un patrimonio da valorizzare per promuovere il turismo sostenibile (anche installando hot spot ecoturistici come prati fioriti, abbeveratoi per la biodiversità e display garden); Massimiliano Vavassori ha presentato la Guida Vacanza pubblicata dal Touring Club Italiano pochi mesi fa e dedicata proprio all’appennino di Lombardia.

Quarta parte | Centri urbani e territori, alleati o subordinati? Strategie e programmi per un cammino condiviso
E quindi, che fare? Matteo Bianchi (parlamentare, impegnato in Anci) ha evidenziato l’importanza di leggere le aree interne come un unico territorio che attraversa la penisola da nord a sud e ha proposto di offrire a questo vasto territorio politiche fiscali ad hoc, connessione idonea e un’agenda europea dedicata. Marco Bussone (Uncem) ha invitato Regioni e Comuni a “mettere a terra le opportunità introdotte negli anni più recenti dal legislatore nazionale” (testo unico forestale, legge sui piccoli comuni…) e ha prefigurato, nella nuova programmazione 2021 - 2027, l’introduzione di un PON per la montagna. Elena Jachia (Fondazione Cariplo) ha evidenziato il carattere fortemente sperimentale degli interventi di Fondazione Cariplo e l’importanza di investire sul capitale umano (“sono le persone che possono far marciare i territori”). Franco Maria Antonio D'Alfonso (Consiglio comunale di Milano) ha sottolineato la distanza tra complessità del presente e l’organizzazione delle istituzioni politiche: se Milano è tante cose, la Milano amministrativa è una, con un territorio ben definito.

“È  stato un confronto proficuo e da replicare periodicamente” ha concluso Filippo Barbera, che ha lanciato l’idea di istituire le “Giornate di Golferenzo per continuare a confrontarci su come riattivare le aree interne”, spiazzando le élite locali e scovando gli innovatori.

lunedì 7 ottobre 2019

A Pavia nasce una Scuola dei Laboratori Sociali per lo sviluppo del welfare di comunità

Nasce a Pavia La Scuola dei Laboratori Sociali. Ideata dal progetto Fare #BeneComune (cofinanziato dal programma Welfare in Azione di Fondazione Cariplo e promosso dal Consorzio Sociale Pavese), l’iniziativa è rivolta a operatori dei servizi sociali e culturali pubblici e del privato sociale, a volontari e attivisti, ad amministratori e a cittadini impegnati - a Pavia e nel territorio del Consorzio Sociale Pavese - nella costruzione di una rete di luoghi di promozione sociale e culturale e nello sviluppo di iniziative di welfare di comunità.
Obiettivo della Scuola è quello di consolidare esperienze, idee e strumenti per costruire spazi e luoghi per il welfare, mettendo a confronto chi è impegnato a vario titolo nello sviluppo dei Laboratori Sociali pavesi con testimoni privilegiati che - in diverse realtà italiane - operano in contesti analoghi: case di quartiere, laboratori urbani, spazi di partecipazione civica, centri culturali e di promozione dei legami comunitari.

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venerdì 13 settembre 2019

Il ruolo delle biblioteche nello sviluppo del welfare socio-culturale

di Alessandro Agustoni, Marco Cau, Graziano Maino

Cambiamenti sociali e cambiamenti tecnologici investono l’identità delle biblioteche e sono temi di discussione e di ripensamento dei modelli operativi su scala internazionale e su scala locale: trasformazioni culturali, evoluzioni tecnologiche, tensioni sociali che possono paralizzare, indurre a desistere, spingere dismissioni di servizi, o - al contrario - rappresentare spinte al cambiamento e all’innovazione: già oggi nelle attività quotidiane delle biblioteche possiamo notare molte e diverse risposte evolutive, propositive, costruttive, che non solo hanno già superato la visione tradizionale che assegna come mission esclusiva la promozione del libro e della lettura ma stanno introducendo una pluralità di servizi culturali e di interventi di animazione e coinvolgimento sociale, al punto di riconoscere una funzione di incubatore socio-culturale (Anzivino, 2017).

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sabato 7 settembre 2019

Lavorando al piano strategico di CUBI | Rapporto di ricerca


Il Rapporto "Lavorando al piano strategico di CUBI" è pubblicato da Percorsi di Secondo Welfare e si scarica qui.
Nato nel 2015, CUBI culture biblioteche in rete è un network  che raggruppa 70 biblioteche distribuite in 57 Comuni nel settore orientale dell’Area Metropolitana di Milano e della Provincia di Monza Brianza, con un bacino di utenza che supera i 600.000 abitanti.
Il Rapporto "Lavorando al piano strategico di CUBI" - curato da Alessandro Agustoni, Marco Cau e Graziano Maino - a meno di sei mesi dalla conclusione del progetto, intende condividere e documentare il percorso fin qui realizzato e le prospettive di sviluppo per il futuro. Il documento approfondisce le ragioni che hanno motivato la riflessione strategica di CUBI, il disegno del processo partecipativo avviato, le indagini conoscitive su scenari, contesto e organizzazione in corso di realizzazione, l’esito del percorso di formazione rivolto ai bibliotecari, la mappa visuale (Canvas CUBI) costruita per rappresentare l’ampiezza della riflessione e ingaggiare diversi stakeholder nel percorso partecipativo, le linee di attenzione utili per avviare interventi di riprogettazione degli spazi delle biblioteche, le proposte trasformative emerse dai momenti di progettazione che hanno coinvolto i bibliotecari, nonché i prossimi "passi partecipati" in cantiere.

lunedì 2 settembre 2019

Il futuro è un progetto partecipato: l'esperienza del sistema bibliotecario CUBI

di Alessandro Agustoni, Marco Cau, Graziano Maino


CUBI culture e biblioteche in rete è un network di 70 biblioteche distribuite in 57 Comuni nella fascia orientale della provincia di Milano e Monza, con un bacino di utenza che supera i 600.000 abitanti, che raccorda due sistemi bibliotecari: il Sistema Bibliotecario Milano-Est (SBME) e il Sistema Bibliotecario Vimercatese (SBV). La forma di gestione di CUBI, attualmente basata su una convenzione tra il Comune di Melzo e Comune di Vimercate, rispettivamente gli enti capofila di SBME e SBV, è oggetto di una riprogettazione che mira a costituire un unico sistema bibliotecario. 
Il processo di unificazione amministrativa dei due sistemi bibliotecari prevede la costruzione condivisa di un piano strategico per il quinquennio 2020-2024. Avviato nel giugno 2018, il piano strategico per CUBI sarà l’esito di un percorso partecipato che si concluderà nel febbraio 2020 con la stesura del documento strategico quinquennale che verrà presentato in un convegno ad hoc. Il documento ridisegnerà le finalità, il modello e l'offerta dei servizi bibliotecari e culturali delle biblioteche dell’area di cooperazione CUBI; definirà le linee di sviluppo, le priorità operative; articolerà servizi e attività; consentirà di concordare le metodologie di coinvolgimento e di progettazione da utilizzare, i metodi di lavoro comuni e le linee di collaborazione fra le biblioteche. Il piano strategico delineerà anche la proposta di forma giuridica per la gestione unitaria dei sistemi bibliotecari del vimercatese e del melzese, che già oggi si raccordano e collaborano attraverso CUBI. Tra le ipotesi da considerare si segnalano la convenzione, l'azienda speciale consortile, la fondazione di partecipazione. La proposta di forma giuridica sarà opportunamente motivata da un report tecnico.
Per costruire il piano strategico è stato avviato un percorso che coinvolge i referenti politici (sindaci e assessori alla cultura) e i referenti tecnici (responsabili di servizio e operatori delle biblioteche) delle amministrazioni comunali aderenti al Sistema Bibliotecario Milano-Est e al Sistema Bibliotecario Vimercatese che costituiscono CUBI. Il processo coinvolge anche cittadini e fruitori dei servizi, associazioni, volontari, altri operatori di servizi pubblici o privati attivi nell'ambito culturale, sociale, educativo e di consumo del tempo libero, interessati a sviluppare partnership con la rete delle biblioteche pubbliche del territorio. Si tratta di un  percorso aperto, modulato per dare voce alla varietà di competenze e di interessi.

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mercoledì 24 luglio 2019

Co-progettare beni comuni scolastici con i bambini

di Marco Cau e Viola Petrella


Continua l’esperienza del progetto Scuole al Centro, promosso dal Centro Servizi Formazione e finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini.

Il progetto ha le sue radici nella consapevolezza che la scuola sta cambiando e assumendo un ruolo di crescente rilievo sia per i singoli giovani cittadini che per il tessuto sociale ed economico del territorio. Di questo dobbiamo ringraziare il lavoro di cura della comunità educante, ovvero l’eterogeneo gruppo di insegnanti, alunni, personale scolastico, famiglie e istituzioni che, proprio grazie alla scuola, si trovano legati da un rapporto di interdipendenza e corresponsabilità. Dalla comunità educante possono emergere nuove idee, opportunità e modelli per fare bene comune a partire dai banchi di scuola, trasformando quest’ultima in un luogo di inclusione, di aggregazione sociale, di sperimentazione per la soluzione di problemi collettivi, di esplorazione di opportunità.
Il progetto Scuole al Centro chiama all’azione la comunità educante per innescare nuove collaborazioni o rafforzare quelle già in corso coltivando un progetto comune, tangibile e concreto. A ottobre 2018, la comunità educante che fa riferimento a 11 istituti comprensivi della provincia di Pavia ha preso in carico un bene comune scolastico e, nell’arco di 3 anni, svilupperà una strategia per la sua rigenerazione, gestione e uso condivisi. Questo filone progettuale, intitolato La scuola ci appartiene, è sviluppato assieme a docenti e studenti di 22 classi. A coordinare queste attività siamo in due facilitatori, Marco Cau e Viola Petrella.

Abbiamo iniziato con tre laboratori formativi dedicati ai docenti, durante i quali è stato costruito un primo catalogo di idee per la scuola bene comune della comunità locale. A questo è seguito un primo laboratorio con gli allievi delle classi coinvolte, svoltosi tra febbraio e marzo del 2019.


Nella maggior parte dei casi, il laboratorio ha visto il coinvolgimento di due classi prime della scuola secondaria appartenenti allo stesso istituto comprensivo, guidate dai due facilitatori. In alcuni casi, le classi selezionate per partecipare al progetto si trovavano in due plessi distinti; in questo caso ciascuna classe ha lavorato separatamente, guidata da un solo facilitatore. La necessità, in questa fase, era di avviare un lavoro di gruppo, identificando e chiarendo il tema su cui riflettere e raccogliendo le idee e le proposte degli studenti coinvolti, anche in merito a spazi scolastici specifici su cui concentrare l’azione progettuale (per esempio la palestra, il giardino, l’aula di musica).


Per raggiungere questi obiettivi è stata utilizzata la stessa tecnica di facilitazione, chiamata OPERA, impiegata per l’incontro con i docenti, opportunamente adattata per il lavoro con un gruppo di 25-45 ragazzi di 11 anni di età. OPERA è una tecnica di partecipazione guidata sviluppata da Innotiimi, una società di consulenza che accompagna processi organizzativi in imprese private, sociali e in istituzioni pubbliche; è uno strumento versatile che si può proporre in diverse varianti, ma ci risulta che questo sia il primo tentativo di adattarla alla co-progettazione insieme a degli studenti delle scuole superiori di primo grado. Abbiamo affinato il nostro approccio nel corso degli incontri con le classi, aggiungendo progressivamente dettagli importanti per la comprensione del progetto da parte dei ragazzi. In questo articolo vogliamo riassumere il processo che ci ha portato a utilizzare OPERA nel lavoro nelle scuole secondarie di primo grado.


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giovedì 6 giugno 2019

Learning Community Canvas. Una mappa per animare comunità di pratica

di Marco Cau e Graziano Maino

Questo contributo presenta uno strumento (canvas) messo a punto per accompagnare l’avvio e il lavoro della comunità di pratica del bando Capitale Naturale di Fondazione Cariplo. Il contributo è articolato in quattro paragrafi: il primo presenta il progetto per il quale il canvas è stato concepito; il  secondo introduce le coordinate generali dei canvas intesi come dispositivi per rendere visibili questioni rilevanti e ingaggiare la partecipazione; il terzo entra nel dettaglio del canvas per sviluppare comunità di apprendimento e di scambio; il quarto sviluppa alcune considerazioni sull’importanza di disporre di strumenti e tecniche per promuovere apporti collaborativi ed elaborativi.

Canvas: dispositivi per promuovere elaborazioni partecipate
I canvas sono strumenti utili per favorire la partecipazione attiva. Il più conosciuto è il Business Model Canvas (il più facile da rintracciare in internet), ma non è l’unico. Tra gli altri si veda ad esempio il Partnership Project Canvas e le relative indicazioni d’uso (Cau e Maino, 2017). Di norma i canvas sono poster rettangolari di dimensioni variabili (in genere intorno a 100 cm di larghezza per 70 cm di altezza). Si presentano come mappe delle questioni da affrontare (focus). A ciascuna questione viene riservato uno spazio, un campo nel quale poter inserire - attraverso l’uso di post-it - considerazioni, spunti, idee (campi ideativi). I canvas esplicitano la loro finalità nel titolo (come si vedrà nel paragrafo successivo, nel caso oggetto del presente contributo, il tema da affrontare è la costituzione di una comunità di pratica e di apprendimento) e possono favorire la messa a fuoco delle questioni da sviluppare attraverso alcune domande di approfondimento (domande attivanti). Nei canvas un ruolo fondamentale viene giocato dallo spazio bianco che invita (e consente a) chi viene coinvolto nella elaborazione collettiva a portare i propri personali contributi.
Il canvas è una tela che incornicia i temi da sviluppare e li rende presenti in una visione d’insieme (prospettiva sinottica). I temi e le questioni proposte per innescare il confronto non sono necessariamente disposti secondo una logica stringente, anche spesso vengono percepiti da chi partecipa alle sessioni di lavoro guidate come ordinati sull’asse alto/basso (temi posti in alto e temi a posti a basamento) e sull’asse sinistra/destra (temi di ingresso o di avvio e temi di uscita). Proprio la non linearità consente di avviare le riflessioni con maggiore libertà (a volte percepita in avvio come disordinata). Una articolazione sequenziale dei temi viene in genere costruita una volta terminato il confronto elaborativo in gruppo per dare ordine ai contenuti sviluppati.
I canvas sono strumenti per favorire la partecipazione, attivare lo scambio di punti di vista, innescare relazioni costruttive e propositive. La visualità sinottica consente di leggere le interdipendenze, di collegare fra loro gli approfondimenti sui diversi temi e di promuovere influenze e connessioni. Si tratta dunque di dispositivi per lavorare in gruppo (benché sia possibile farne un uso individuale), per produrre pensieri, esprimere idee, dare a più punti di vista profondità e favorire il formarsi di idee nuove, stimolando non solo l’approfondimento degli elementi in discussione ma anche la messa in relazione di idee e proposte. I canvas creano uno spazio di visibilizzazione del pensiero di gruppo e rappresentano lo sforzo progressivo che il gruppo compie nel costruire idee condivise (cartografie delle idee e degli scambi nel gruppo coinvolto), orientano e facilitano la discussione fra le persone che si servono dello strumento senza predeterminare una gerarchia di questioni, ma favorendo piuttosto i collegamenti fra contributi e un andare e venire fra le elaborazioni progressive (iteratività). Appendere un poster su una parete consente di produrre scritture collettive e di mettere in scena un rito di partecipazione: i canvas rendono manifesta l’intenzione di coinvolgimento e l’ingaggio rivolto chi partecipa alla produzione di idee e proposte. Per questo si può parlare di dispositivi attivanti la produzione di idee, la messa in circolo di contributi creativi individuali, la socializzazione attraverso la scrittura e la parola (ideazione collettiva). I canvas possono essere utilizzati in più sessioni ripetute, secondo il processo iterativo descritto da Ramirez e Wilkinson (2018).

venerdì 10 maggio 2019

Learning Community Canvas: come facilitare il lavoro delle comunità di apprendimento

di Marco Cau e Graziano Maino


In questo contributo vogliamo raccontarvi di un canvas sviluppato come strumento per supportare l’avvio, lo sviluppo, l’operatività e la produttività della comunità di apprendimento nate intorno al bando Capitale naturale. Connessioni ecologiche e servizi ecosistemici per la tutela della biodiversità (2018-2021) di Fondazione Cariplo. Tale bando sostiene l’azione di cinque partenariati locali:
Corridoi insubrici: network a tutela del capitale naturale insubrico (provincia di Varese);
Ecopay Connect 2020: sistema ambientale Garda-Mincio-Oglio in rete verso i servizi ecosistemici (province di Brescia e Mantova);
Dal Lura alle Groane e alle Brughiere, dal Seveso al Parco Nord: fiumi e parchi in rete per erogare servizi ecosistemici alla città diffusa (province di Como e di Monza e Brianza);
Source 2.0: strategia operativa unificata per il rafforzamento delle connessioni ecologiche (province di Como e Varese).
Il bando Capitale naturale ha due focus strategici. Il primo riguarda la promozione delle azioni dirette che impegnano ciascun partenariato nel proprio territorio operativo - e cioè la valorizzazione del capitale naturale locale, l’identificazione e la protezione delle funzionalità ecosistemiche, lo studio e la sperimentazione di modalità di pagamenti per servizi ecosistemici. Il secondo consiste in un’azione trasversale di scambio di conoscenze ed esperienze, di confronto su problemi e modalità di intervento localmente individuate. Per dar corso a questo secondo focus si è costituita la comunità di pratiche, animata dai gruppi di coordinamento dei cinque partenariati, con l’obiettivo di socializzare, approfondire, riconsiderare i know-how sviluppati e di disseminare le competenze operative attraverso articoli brevi, post divulgativi, schede informative, e un testo di sintesi conclusivo. Ecco dunque le ragioni del Learning Community Canvas, strumento messo a punto per accompagnare la comunità di pratiche del bando Capitale naturale. Nel contributo che segue cercheremo di raccontarvi i passaggi che hanno determinato il suo sviluppo e, per meglio aiutarci nella comprensione degli stessi, vi proponiamo di seguito un breve glossario utile ad orientarsi.

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giovedì 2 maggio 2019

È in libreria "Welfare dei servizi e welfare di comunità"

Come rispondere, sui territori, ai problemi dei cittadini più fragili? Come coniugare qualità ed efficienza nella gestione dei servizi sociali? Come attivare nuove energie, valorizzare alleanze e fare regia tra attori diversi? Come integrare le risorse istituzionali con nuove risorse private? Come rendere i servizi luoghi aperti, sensibili alle evoluzioni della società e orientati al cambiamento? Come ridisegnare un welfare pubblico locale rivolto a tutti i cittadini?
Il libro "Welfare dei servizi e welfare di comunità" (qui la recensione su Percorsi di Secondo Welfare, qui il link per acquistarlo online) accoglie queste sollecitazioni ripercorrendo l’esperienza decennale di Sercop, azienda consortile per i servizi alla persona del territorio del rhodense, che gestisce in forma associata il welfare locale di dieci comuni collocati a nord ovest della città metropolitana di Milano.
Il volume si divide in quattro parti: Organizzare e gestire fotografa l’azienda e il suo territorio, l’evoluzione delle linee e del modello di gestione; Costruire e consolidare partnership analizza le collaborazioni istituzionali con i comuni soci di Sercop, le alleanze con le organizzazioni del terzo settore, le relazioni con altri interlocutori e partner; Produrre servizi presenta lo sviluppo e le determinanti di alcuni servizi innovativi; Dal welfare dei servizi al welfare di comunità delinea i percorsi di innovazione intrapresi dall’azienda attraverso progetti di partecipazione e coinvolgimento della comunità territoriale.
Costruito a partire da prospettive differenti, il libro documenta esperienze, ripercorre approcci, riconsidera risultati, discute apprendimenti, immagina prospettive per il futuro. Dialoga con amministratori, dirigenti, tecnici e operatori di servizi pubblici e privati, con interlocutori attivi nei processi di sviluppo locale, con attori sensibili alle trasformazioni che investono i territori e le comunità locali: si rivolge a quanti sono impegnati nel progettare e tenere insieme il welfare dei servizi e il welfare di comunità.

Autori

Guido Ciceri 

Laureato in economia e commercio, dirige Sercop dalla sua costituzione nel 2007. Coniuga l’attività aziendale con la riflessione sulle pratiche di gestione dei servizi, in particolare rispetto ai temi della coprogettazione, dell’organizzazione dei servizi, del welfare di comunità e della programmazione sociale.

Marco Cau
Agente di sviluppo locale, collabora a progetti multidisciplinari e multiattore per promuovere e valorizzare città, territori, comunità e organizzazioni. È socio di Pares.

Graziano Maino
Consulente e formatore, accompagna processi di innovazione e collaborazione nei gruppi e tra le organizzazioni pubbliche e nonprofit. È socio di Pares.

domenica 24 marzo 2019

Un catalogo di idee per la scuola bene comune

di Marco Cau e Viola Petrella


Contesto
Le profonde trasformazioni che investono la società coinvolgono anche la scuola: i cambiamenti delle condizioni di vita, i nuovi stili di consumo, le inedite strutture familiari, gli approcci delle persone al sistema educativo, le prospettive dei giovani, i singolari e fluidi percorsi professionali, le nuove tecnologie digitale chiamano in causa gli istituti scolastici e la loro azione.

Nel 2016 la rivista Vita ha dedicato un numero monografico a La scuola che verrà, definendo le scuole cantieri aperti che costruiscono esperienze di alternanza scuola-lavoro, laboratori territoriali per l’occupabilità, piani per l’innovazione digitale, aperture prolungate ed estive, programmi per contrastare la dispersione scolastica, riflessioni sull’architettura degli spazi. Anche grazie al sostegno di bandi di finanziamento come quelli promossi dall’impresa sociale Con i Bambini, le scuole diventano laboratori di sperimentazione per la costruzione di presìdi educativi che coinvolgono famiglie, organizzazioni sociali, attori pubblici e privati, costruendo in rete comunità educanti articolate.

Il ruolo delle reti e della loro capacità di contrastare la povertà economica, sociale ed educativa è stato oggetto di analisi nel Rapporto annuale 2018 – La situazione del Paese di Istat: secondo l’Istituto, laddove le relazioni sociali ed economiche tra imprese e imprenditori, tra professionisti e lavoratori, tra familiari e amici, tra organizzazioni della cultura e della conoscenza sono più salde, i territori e le comunità reagiscono con maggior resilienza alla lunga e complessa uscita dalla crisi. In questo senso, sempre secondo Istat, il ruolo delle scuole è centrale: gli istituti hanno assunto nel corso degli ultimi anni un ruolo di crescente rilievo nelle comunità locali sia organizzando autonomamente iniziative educative (didattiche, sportive, culturali…), sia operando in rete con altre scuole o con soggetti esterni (università, enti locali, associazioni…) per sviluppare progetti più articolati.

In effetti le scuole sono una delle infrastrutture importanti del paese, una delle sue ricchezze: sono diffuse capillarmente su tutto il territorio, sono presenti in città, nei paesi e nelle aree interne, sono aperte a tutti i giovani e alle loro famiglie, sono particolarmente attente all’inclusione delle comunità straniere e degli alunni con disabilità e, in molti casi, si stanno progressivamente aprendo alla collaborazione con il territorio.

Anche grazie a iniziative di fundraising e a finanziamenti privati, a progetti speciali, alle nuove tecnologie, alla didattica innovativa e alle esperienze di cittadinanza attiva, le scuole stanno diventando luoghi di aggregazione sociale, fruibili oltre i tempi classici della didattica: il pomeriggio, il sabato, nei tempi di vacanza; sono spazi dove si organizzano e si potranno sviluppare – in collaborazione con famiglie, associazioni, organizzazioni del terzo settore e altri attori disponibili – attività educative, sociali, ricreative e culturali.

In questo modo le scuole evolvono nella direzione di beni comuni così come li ha definiti Carlo Donolo: beni che consentono lo svolgersi della vita sociale, che promuovono la soluzione di problemi collettivi e che sono accessibili a tutti.

In queste settimane sta prendendo il via a Milano il progetto Scuole Aperte 2.0, che ha l’obiettivo di favorire l’apertura delle strutture scolastiche  – in particolare delle scuole secondarie di primo grado – al di fuori del normale orario di lezione, affinché le scuole diventino luogo di inclusione, di superamento delle discriminazioni e di occasioni di ampliamento dell’offerta formativa: presìdi culturali e di socialità.

In partenariato con enti locali, imprese, organizzazioni sociali e culturali, singoli istituti o reti di scuole, è possibile realizzare progetti “aperti”, utili contemporaneamente ai propri alunni e all’intera comunità: spazi museali evoluti, archivi digitali, biblioteche diffuse (per esempio valorizzando il patrimonio documentale e bibliografico di cui molti plessi scolastici dispongono); spazi comuni di studio e di lavoro (realizzando coworking aperti sia a studenti sia a professionisti); fablab e laboratori digitali; ristoranti didattici con attività ristorativa aperta al pubblico; luoghi per lo sport indoor e outdoor (fruibili dagli alunni in orario scolastico e da tutti in qualsiasi altro orario e giorno della settimana); adozione di spazi cittadini abbandonati e/o sotto-utilizzati per la realizzazione di programmi didattici con ricadute sulla collettività (orti urbani, giardini, aiuole, piccoli beni immobili); organizzazioni di eventi simbolici e temporanei (mostre, installazioni urbane, eventi in occasione di ricorrenze).

Naturalmente occorre procedere progressivamente, rispettando i contesti locali: progettare e innovare deve continuare a essere un piacere e non un’imposizione. Certamente i progetti hanno bisogno di leader, di trascinatori, di facilitatori, ma hanno anche bisogno di consenso e di radicamento: è importante rompere il ghiaccio iniziando a realizzare progetti semplici, progetti apripista, puntando a risultati intermedi e a traguardi raggiungibili. Collezionare una serie di iniziative piccole ma di successo, oltre che a “fare squadra” e a consolidare esperienze e competenze, è anche utile a far crescere la reputazione della scuola nei confronti di altre scuole, di possibili partner e finanziatori, delle stesse famiglie, creando le condizioni per realizzare progettazioni più ambiziose e strategiche.

Catalogo
Il seguente catalogo di idee per la scuola bene comune della comunità locale è il risultato di un primo confronto con i docenti di 11 Istituti comprensivi di Pavia e provincia coinvolti nel progetto Scuole al Centro, promosso dal Centro Servizi Formazione e finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini. Nel triennio 2019-2021, la comunità educante prenderà in carico un bene scolastico e ne curerà la rigenerazione, la gestione e l’uso condivisi, sviluppando il progetto assieme agli studenti di 22 classi. Attraverso momenti di ideazione, co-progettazione, realizzazione e utilizzo, gli spazi scolastici diventano beni comuni, coinvolgendo i giovani, gli adulti e la comunità locale.
successi, insuccessi e opportunità) quali idee, aspirazioni, spazi, iniziative, progetti (concreti) per rendere la scuola bene comune del territorio (area, città, quartiere) e della comunità di riferimento?

A questo confronto con i docenti seguiranno laboratori con gli alunni delle 22 classi coinvolte nel progetto.

Di seguito il catalogo costruito con i docenti degli 11 Istituti comprensivi, costituito da 53 idee suddivise in 12 filoni:

Scuola aperta al territorio
Valorizzazione della biblioteca scolastica
Cinema a scuola
Recitazione e canto
Scuola e natura
Generazioni a confronto
(Nuovi) linguaggi
Laboratori creativi
Scuola e sport
Scuola, città, territorio
Scuola e salute
Orientamento e sostegno

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martedì 15 gennaio 2019

Come si costruisce una rete? L'esperienza dei doposcuola di Pavia

di Marco Cau e Riccardo Aduasio

Pavia è ricca di numerose e variegate esperienze di doposcuola: sono attivi negli spazi civici comunali, nelle parrocchie, nelle scuole e nelle sedi associative; sono distribuiti nei principali rioni e quartieri cittadini; accolgono bambini, ragazzi e giovani delle scuole primarie e delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Alcune sono esperienze consolidate, altre sono sbocciate più recentemente. Nel complesso, si rivolgono a un pubblico ampio e articolato, sviluppano originali modelli organizzativi, mettono in gioco specifiche competenze, rispondono alle esigenze di alunni con bisogni speciali.

Nel corso del 2018 - grazie al progetto "Conciliare la qualità - Moltiplicare le opportunità" con capofila Comune di Pavia e finanziato dal POR FSE (il Programma Operativo Regionale del Fondo Sociale Europeo) di Regione Lombardia - un percorso promosso dal Centro Servizi Formazione di Pavia ha creato le condizioni per far emergere questa ricchezza.

Gli operatori di alcuni doposcuola si sono costituiti in laboratorio partecipato per conoscersi, per confrontare pratiche e metodi di lavoro, per scambiare esperienze e saperi, per creare le condizioni per lo sviluppo di progetti comuni; in sintesi, per iniziare a dare vita - nel rispetto dell'autonomia e delle specificità di ciascuno - a una rete cittadina, anche con l’obiettivo di qualificare e promuovere l’offerta, di co-promuoversi reciprocamente e sinergicamente, di rendere le opportunità più accessibili ai giovani e alle famiglie.

Il laboratorio si è articolato in cinque incontri in presenza e in un lavoro a distanza, facilitato da una cartella condivisa in Google Drive.

I primi risultati conseguiti sono:

la costruzione di una mappa dei problemi da fronteggiare nella gestione dei doposcuola;
la prefigurazione di alcune ipotesi di lavoro relative allo sviluppo dei doposcuola;
la realizzazione della carta dei servizi 2018-2019 dei doposcuola di Pavia.

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Scarica la carta dei servizi dei doposcuola di Pavia.