Richard Sennett, L'uomo artigiano, 2008.
Ho sempre pensato che costruire un progetto (e poi gestirlo, anche; e portarlo a termine, anche) sia un lavoro da bottega artigiana sartoriale.
Creatività e precisione; unicità; lavoro di squadra.
Specializzazione e versatilità.
Pensiero laterale.
Misurare; tagliare e cucire; fare e disfare; provare e correggere; adattare.
Visione d'insieme e cura del dettaglio.
Ordine e metodo ma in un contesto un po' caotico.
Gioia nel fare le cose bene.
Risultato.
Tempo.
Sogno che si realizza.
Poi Giulia Bertone mi ha ricordato questo (molto meglio di qualsiasi manuale):
Altri riferimenti cinematografici:
"Houston, abbiamo un problema" (si fa un progetto per affrontare un problema, per rispondere a un bisogno)
"La migliore cattiva idea che abbiamo" (un progetto nasce sempre da un'idea)
"Inventatevi come mettere un piolo quadrato in un buco rotondo" (un progetto è innovazione)
E il finale? (i progetti finiscono sempre come avevamo sperato?)
(Grazie al Manu e agli amici di WhatsApp).